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19/02/2017, 20:45
Salve, essendo ritornata in me la voglia di giocare a dwarf fortress - non avendo d'altra parte troppo tempo a disposizione - ho deciso di ignorare la modalità fortezza ed iniziare un'avventura con voi. Inspirandomi a diverse storie sul forum ufficiale vorrei scrivere una sorta di "diario" con cui il personaggio narra le sue avventure a degli ipotetici lettori (sperando di non morire subito), so che potrebbe risultare di difficile lettura non essendo io avvezzo a questo genere di scrittura, ma spero che apprezziate.
PROLOGO
La mia storia inizia a Garlicexits nella Confederazione degli intrecci, in un continente il cui nome fu dimenticato dai suoi stessi abitanti (sarà per il suo nome impronunciabile, chissà). Il mio nome è Menung Lasparceku, ma potete chiamarmi semplicemente Men il pazzo. Dicono che io sia stato maledetto da Armok e che sono un sociopatico, ma sono loro che non capiscono. Mi hanno affibiato quel soprannome per schernirmi, bravi loro che soggiacciono al volere di questa dittatura che chiamano "vita nella società", ma non mi hanno offeso, anzi, mi ricorda perché combatto; la società in cui vivo, con le sue leggi e contraddizioni mi dà il voltastomaco! Ecco perché cerco il potere per oppormi a tutto ciò ed ecco perché ho fatto ciò di cui sono accusato. Ma cominciamo dall'inizio.
CAPITOLO I - Il viaggio
Dopo l'ennesimo (vano) tentativo di far tornare il lume della ragione ad Anig Aposmoma (semmai fosse mai dimorata in lei), colei che governava Garlicexits, ho deciso di prendere le redini del mio destino e partire. Giuro che volevo partire senza causare problemi ma Anig era probabilmente impazzita del tutto, non solo ha rifiutato il mio aiuto, ha anche cercato di farmi imprigionare! Disse: "Sei un pericoloso criminale e blah blah." o cose del genere, per questo non ho avuto altra scelta. Dopo aver ucciso due delle sue guardie e un bardo che si era messo in mezzo ha avuta la faccia tosta di scappare; rido amaramente a vedere come i preziosi ideali di cavalleria e lealtà fossero andati in fumo per così poco. La raggiungo in pochi passi, la prendo per il collo e la getto a terra, le taglio una mano e la gamba destra per poi darle il colpo di grazia, un'esecuzione da manuale. A questo punto l'allarme era scattato da un pezzo e sentivo decine di soldati (che da questo punto chiamerei pedine) avvicinarsi. Non potendo né volendo tornare indietro decisi di iniziare il mio viaggio senza indugio.
Mi scuso ancora se ci sono errori di qualsiasi genere o se la lettura non è troppo scorrevole, però mi sono divertito molto a scriverla. Spero di migliorare e che la lettura non sia noiosa.
PROLOGO
La mia storia inizia a Garlicexits nella Confederazione degli intrecci, in un continente il cui nome fu dimenticato dai suoi stessi abitanti (sarà per il suo nome impronunciabile, chissà). Il mio nome è Menung Lasparceku, ma potete chiamarmi semplicemente Men il pazzo. Dicono che io sia stato maledetto da Armok e che sono un sociopatico, ma sono loro che non capiscono. Mi hanno affibiato quel soprannome per schernirmi, bravi loro che soggiacciono al volere di questa dittatura che chiamano "vita nella società", ma non mi hanno offeso, anzi, mi ricorda perché combatto; la società in cui vivo, con le sue leggi e contraddizioni mi dà il voltastomaco! Ecco perché cerco il potere per oppormi a tutto ciò ed ecco perché ho fatto ciò di cui sono accusato. Ma cominciamo dall'inizio.
CAPITOLO I - Il viaggio
Dopo l'ennesimo (vano) tentativo di far tornare il lume della ragione ad Anig Aposmoma (semmai fosse mai dimorata in lei), colei che governava Garlicexits, ho deciso di prendere le redini del mio destino e partire. Giuro che volevo partire senza causare problemi ma Anig era probabilmente impazzita del tutto, non solo ha rifiutato il mio aiuto, ha anche cercato di farmi imprigionare! Disse: "Sei un pericoloso criminale e blah blah." o cose del genere, per questo non ho avuto altra scelta. Dopo aver ucciso due delle sue guardie e un bardo che si era messo in mezzo ha avuta la faccia tosta di scappare; rido amaramente a vedere come i preziosi ideali di cavalleria e lealtà fossero andati in fumo per così poco. La raggiungo in pochi passi, la prendo per il collo e la getto a terra, le taglio una mano e la gamba destra per poi darle il colpo di grazia, un'esecuzione da manuale. A questo punto l'allarme era scattato da un pezzo e sentivo decine di soldati (che da questo punto chiamerei pedine) avvicinarsi. Non potendo né volendo tornare indietro decisi di iniziare il mio viaggio senza indugio.
Mi scuso ancora se ci sono errori di qualsiasi genere o se la lettura non è troppo scorrevole, però mi sono divertito molto a scriverla. Spero di migliorare e che la lettura non sia noiosa.